TORNEO DI LOVERE 2011

Ed eccoci ad un anno di distanza dall’ultima volta, di nuovo a Lovere, dove da quattro anni si svolge il torneo di calcio per Arbitri intitolato ad Antonio Benaglio, indimenticato Presidente della sezione di Lovere dal 2000
al 2002. La compagine bresciana, più motivata che mai, ha visto alternarsi in questa manifestazione vittorie e sconfitte; ma quest’anno l’obiettivo dichiarato era solo uno :- La coppa grande!-

E’ con quest’animo combattivo che 19 prodi sono partiti da via Verginella e si sono presentati sui campi camuni a contendersi il trofeo contro altre formazioni altrettanto preparate ed agguerrite. Due gironi da quattro per selezionare le magiche squadre delle semifinali. La formula è di quelle che non fa sconti: si giocano le qualifiche al mattino con tre partite, al termine delle quali passano solamente le semifinaliste a giocare le ultime due partite nel pomeriggio.
Il clima, incantatore incline allo sberleffo, dopo aver soffiato bufera e temperature miti nella notte, ha spazzato via anche le ultime illusioni, immergendo il campo in un clima sub-sahariano: il sole picchiava, il campo sintetico ribolliva e l’aria sul terreno di gioco sembrava sul punto di convertirsi in pece nera ed appiccicosa.
In questo clima d’inferno, ma supportati dal determinato Presidente, dall’onnipresente Narciso e sostenuti da morale e motivazioni incrollabili siamo scesi in campo, affrontando con cuor leggero e rapido passo squadre che si sono avvicendate veloci sul campo.
Ed è così che dopo un pareggio a reti inviolate contro il Lecco, necessario per il rodaggio della squadra, abbiamo annichilito nel gioco il Lodi, graziandolo però nel risultato ma superandolo di misura. Prudenza e una panchina corta consigliavano Mister Martinazzoli prudenza e turnover ed egli, da vecchia volpe qual é, non si é¨ fatto pregare,
ridisegnando la squadra e chiedendo di risparmiarsi in vista della fase finale cui eravamo approdati matematicamente. Così è maturata la sconfitta per uno a zero (sull’unica azione avversaria peraltro, ndr) contro Milano.

Si giungeva quindi al punto cruciale della giornata, tallone d’Achille da sempre della squadra cidnea… il pranzo! Sì, perchè i nostri eroi da sempre non disdegnano le leccornie che la cucina italica sa regalare e sovente non viene perseguita la “dieta dello sportivo”, eufemisticamente parlando. Tutto ciò con le conseguenti comprensibili difficoltà  nell’uscire vittoriosi dalle partite pomeridiane di qualunque torneo munito di buon buffet. Dopo timidi avvertimenti di un Mister buona forchetta anch’egli, ecco la squadra affrontare senza tema bis di lasagne, salamine, spiedini e sorbetti…. ma senza vino sia chiaro! Tranne due prodi, giganti tra gli eroi che, mossi da curiosità  per il luogo,
misto a senso di colpa per le libagioni consumate, andavano intrepidi a bruciare calorie e radicali liberi prendendo una canoa e sfidando le famose rapide dell’Archeopark, in un turbinio di correnti e gorghi infiniti, gli altri della squadra ridevano e socializzavano ignari di ciò che li attendeva.

Bergamo era la squadra che aveva vinto tutte le partite del suo girone, Bergamo era la squadra prima classificata del suo gruppo, Bergamo é da sempre l’unicorno di Brescia e Bergamo era la squadra che ci siamo trovati davanti in semifinale. Dieci minuti di sgomento ed eravamo già  sotto di due gol. La situazione,  unita alla coscienza dell’atavica difficoltà  di segnare della nostra squadra, poteva portarci in un abisso senza uscita, ma l’orgoglio, l’unità  del gruppo e
l’amicizia che ci lega ha fatto sì che riprendessimo in pugno il nostro destino, e riuscissimo prima ad accorciare e poi a pareggiare il risultato. Vinti nello spirito prima ancora che sul campo, i bergamaschi assistevano ad un saggio di eleganza ed istinto felino del nostro portiere Matteo, che rendeva una mera prassi i calci di rigore e ci portava in finale.
Ma al fato si sa, piace giocare…ed in finale ci ritroviamo di fronte l’unica squadra che ci ha battuto in giornata: Milano.
Campo in erba, 50 minuti di fuoco, e non solo per i 30 gradi all’ombra. Le squadre combattono e si impegnano, Brescia domina in lungo e in largo, ma la magia del gol non concretizza la superiorità  sul rettangolo di gioco. E’ così che si riapre la roulette russa dei calci di rigore, ed è così che come Ettore eroe, Brescia china il capo solo innanzi al volere della dea Fortuna, che in quel momento decide che il tempo per gioire va anche condiviso con Milano.
Torniamo a Brescia con un secondo posto, ma é una “coppa grande”, grande per dimensioni, grande per come é stata conquistata, GRANDE per quello che ci ha lasciato: armonia, serenità , amicizia, lealtà  e amore per la SEZIONE ARBITRI DI BRESCIA.

(-ML-)

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